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L’organaro Giovanni Corrado Verlè (Johann Konrad Wörle) della sua vita (oltre 40 anni) a Roma, costellata di successi professionali. Il suo nome
venne successivamente mutato da Johann Konrad Wörle in Giovanni Corrado Verlè. Egli
Giovanni Corrado Verlè (1701 Vils - 1777 Roma), ai suoi tempi godeva di ottima reputazio- rimase celibe e continuò a lavorare fino a poco prima della sua morte, il 2 dicembre 1777.
ne come organaro a Roma e soprattutto in tutta la regione del Lazio. Molti organologi, Il suo appartamento e il suo laboratorio si trovavano all’interno di un palazzo patrizio
costruttori di organi e organisti italiani e francesi concordano già da tempo sul fatto che all’epoca appartenente alla famiglia Spada, il quale esiste ancora oggi e reca le modifi-
Giovanni Corrado Verlè fosse uno dei migliori organari del suo tempo a Roma e dintorni. che apportate nel XIX secolo. (Indirizzo: piazza dell’Orologio 8, Rione Ponte).
In occasione dell’importante restauro ed ammodernamento del 1864 del sontuoso or-
gano della chiesa di Santa Maria Maddalena (1735) a Roma, Giuseppe Trambusti, autore Giovanni Corrado Verlè fu tumulato nel Campo Santo Teutonico, poichè dall’8 settem-
musicofilo romano, affermava che il lavoro “fatto con molta maestria” poteva essere con- bre 1731 era membro della Confraternita di S. Maria della Pietà. Questa confraternita non
siderato uno dei migliori: “per l’epoca non poteva desiderarsi più perfetto” (da Narrazione soltanto costituiva una comunità per tutti gli immigrati caratterizzati da una comune
del grande restauro compiuto nel rinomato organo della ven. Chiesa parrocchiale di S. Ma- concezione della vita, ma rappresentava anche una comunità di lingua tedesca, che gra-
ria Maddalena […], anonimo, Roma, 1864, pag. 8). Ad oggi sono stati individuati circa 35 zie ai numerosi incontri riusciva a formare una rete di comunicazione e contatti. Verlè
organi risalenti agli anni dal 1733 al 1777 provenienti dalla bottega di Verlè. Tra questi, 20 rimase molto legato a questa confraternita per tutta la sua vita. Poco tempo dopo il suo
strumenti sono in buono stato di conservazione ed alcuni sono quasi completamente ingresso nella confraternita, infatti, apparteneva già al “direttivo ampliato”. Fino alla fine
utilizzabili. Metà di essi si trova proprio nella città di Roma, mentre gli altri sono ubica- ricoprì diversi incarichi e posizioni, tra cui per due periodi amministrativi rivestì i ruoli
ti nelle province circostanti (di Roma, Frosinone, Rieti, Viterbo, Terni). Tutti gli organi di direttivi di Camerlengo e di Guardiano. Ad oggi nel Campo Santo è ancora visibile la sua
Giovanni Corrado Verlè in Italia sono sotto la tutela del Ministero per i Beni Culturali lapide, da lui stesso fatta realizzare nel 1766, come anche il putto da lui donato nel 1765
(cfr. l’articolo di Quintilio Palozzi). Inoltre, si segnala uno strumento del 1764 a Corté, in e situato sulla parete occidentale del cimitero. Nel 1765 promosse e fece attuare anche
Corsica, classificato nel 1978 monumento storico nazionale, un Monument Historique. una radicale ristrutturazione del Campo Santo assieme alla costruzione delle stazioni
della via crucis, così come ancora oggi le possiamo ammirare.
Possiamo solo supporre perché il figlio dei panettieri Josef e Barbara Wörle, nato il 2
agosto del 1701 a Vils avesse deciso di intraprendere il mestiere di organaro. Allo stesso Nelle 20 righe incise in latino sulla sua lapide, come anche nella sua biografia, egli si
modo, è pura ipotesi che abbia trascorso gli anni di formazione in Algovia, né conoscia- dichiara espressamente appartenente alla “Nazione Tirolese” (“Ioannes Conradus Werle
mo con esattezza i motivi che lo portarono in Italia. Si insediò a Roma, dove nel 1733 Natione Tirolensis”), segno di un profondo senso di appartenenza a questa regione, che
costruì il primo organo di cui si sia a conoscenza, tuttora esistente: un positivo con- lascia trasparire un senso di malinconia verso la terra natia. Il termine “nazione tirole-
servato presso il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma. Dopo un impiego se” apparteneva al linguaggio della popolazione di tale regione nel XVIII secolo. Questo
documentato nel Tirolo occidentale negli anni 1726/27, Verlè trascorse la maggior parte termine veniva utilizzato all’estero da artigiani, artisti e studiosi per mostrare il loro le-
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